Speciale Dakar: Intervista a Gianluca Tassi, primo italiano diversamente abile a partecipare alla Dakar

Speciale Dakar: Intervista a Gianluca Tassi, primo italiano diversamente abile a partecipare alla Dakar

Team: Rteam
Vettura: Ford Raptor
Navigatore: Massimiliano Catarsi


Gianluca Tassi è un'ex campione di enduro e moto rally che, dopo una lesione al midollo spinale che gli ha tolto l’uso delle gambe nel 2003, non ha rinunciato alla propria passione e ha partecipato a molte gare internazionali di cross country ed è ora pronto ad affrontare la grande sfida di provare a concludere una DAKAR. "Voglio riuscire in questa impresa per dare un messaggio di speranza a tutti i disabili che si sono dimenticati che là fuori c’è un mondo da vivere"

1 - La Dakar rappresenta per ogni pilota cross country la sfida per eccellenza. I motivi per affrontarla possono essere molteplici: mettersi alla prova, superare i propri limiti, vivere forti emozioni. Che cosa l'ha spinta a voler affrontare questa competizione e qual'è il suo obiettivo nella Dakar 2017?

Ho partecipato alla Dakar nel 1999 in moto. Poi, nel 2003, a seguito di una caduta nel corso di un evento motoristico in Perù, ho riportato una lesione della spina dorsale e da allora sono su una sedia a rotelle. Sono passato quindi alle 4 ruote e la mia passione per il rally e il rally raid si è mantenuta forte, come la mia voglia di correre e di vivere a pieno. Voglio dimostrare che le grosse avventure possono anche essere utili e ci possono spronare a vivere la vita di tutti i giorni. Spero che il mio messaggio arrivi in quelle case dove ancora i disabili non sono liberi di pensare che fuori c'è un mondo da vivere. Lo sport si può vivere, in carrozzina e non.

2 - Quali sono le caratteristiche e le conoscenze che un pilota cross country deve avere per affrontare una competizione così ardua come la Dakar?

E' necessario avere una base di esperienza nelle gare cross country, sia in quelle piccole sia nei rally di durata più lunga, come ad esempio la gara del Marocco che ha affrontato nel 2005 e che è durata ben 7 giorni.

3 - RTeam ha molti anni di esperienza nel cross country internazionale, un palmarés di successi mondiali e diverse partecipazioni alla Dakar. Qual'è il suo rapporto con il team e che cosa l'ha spinta a scegliere questa squadra per affrontare la sua prima Dakar?

Dopo la mia prima esperienza nel rally del Marocco, Rteam è diventato il mio team a tutti gli effetti. Mi trovo a mio agio con lo staff, esperto e professionale, e con i mezzi, sempre molto potenti ed affidabili.

4 - Un'ottima comunicazione e un buon feeling tra pilota e navigatore sono sicuramente elementi fondamentali per creare un buon equipaggio in gara. Qual'è il rapporto con il suo navigatore, quali competizioni avete affrontato insieme?

Il mio navigatore, Massimiliano Catarsi, è per me un amico ed un fratello. Affrontammo la prima gara insieme a Pordenone nel lontano 2010 e fin da subito si instaurò un feeling particolare che si è poi trasformato in un importante rapporto umano, non solo in gara, ma nella vita di tutti i giorni. Questo sicuramente sarà importante per la comunicazione, la collaborazione e il supporto anche psicologico di cui avremo bisogno negli ardui percorsi sudamericani.

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